Lettera d’amore a me stessa e agli scrittori

Ci sono giorni in cui avrei preferito nascer contabile che artista, almeno a quest’ora avrei avuto il mio impiego fisso da qualche parte e avrei fatto per tutta la vita un lavoro a me gradito.

Tuttavia, quando la vita ti dà i limoni, non ha senso provare a usarli per fare la marmellata di fichi. Per quanto tu ci possa provare, i limoni rilasciano solo del succo liquido, aspro e giallo, niente a che vedere con la dolcezza dei fichi.

E così ti iscrivi al liceo invece che a ragioneria, e prendi la triennale in lettere invece che in economia. E poi inizi a scrivere come una pazza, e magari ti metti pure a illustrare i tuoi libri, invece di finire dietro quella fantomatica scrivania dove ti offrono il posto fisso.

Inizi a scrivere per gioco, poi prosegui per passione. Sei imbranata, non capisci bene come si usa la punteggiatura nel discorso diretto. Mandi delle e-mail sconclusionate alle case editrici, chiedendoti come mai nessuno ti risponda. Poi impari a mandare delle e-mail un po’ meno sconclusionate, e allora qualcuno ti risponde. Sono solo porte in faccia ed editori adulanti che ti chiedono tremila euro per pubblicare cento copie del tuo libro, ma questa è un’altra storia.

Cerchi disperata qualcuno che legga le tue storie e ti dia un’opinione pulita. Che non si vergogni a dirti che qualcosa è sbagliato o va cambiato. Davvero, uno scrittore non li vede proprio certi problemi, ha bisogno che glieli faccia notare qualcuno, e non è facile trovare quel qualcuno, anzi, quei qualcuno.

Mettiamo anche, per ipotesi, che trovi qualcuno e che costui ti dica cosa c’è che non va. Che lo faccia con gentilezza, per l’amore del cielo! L’autostima di uno scrittore ha la stessa persistenza del fumo di sigaretta.  

Infatti, un bel giorno, finalmente crollerai in depressione sotto il peso del sentirti un fallito. E ti sentirai spesso un fallito, è normale. Potrai solo aspettare che ti passi.

Quel giorno arriverà anche quella persona figa, realizzata, che a fin di bene ti dirà che non stai facendo abbastanza. Non ha voglia di ascoltare le tue lamentele e la tua autocommiserazione, vuole spronarti. Perché è tutto atteggiamento mentale, dice lui. Come fai a spacciarti per uno scrittore, se nemmeno tu ci credi per davvero? Con me ha funzionato, ti dirà. Devi cambiare il modo in cui ti poni.

Ora, io non sono qui a dirti se ha ragione. Magari sì, ma non è ciò di cui hai bisogno adesso. E forse le sue parole ti faranno venire voglia di seppellire per sempre il computer e non scrivere mai più nulla, perché qualunque cosa tu scriva non sarà abbastanza.

Ora ti dirò quello che davvero un giovane scrittore ha bisogno di sentirsi dire.

Sei bravo, scrivi delle cose interessanti e il tuo italiano è buono. Questo non vuol dire che la strada sia finita; devi ancora leggere tanto, studiare tanto, esercitarti tanto, ma guarda cosa hai fatto finora! Guarda quanto hai scritto! E pensa a cosa potrai scrivere quando avrai fatto ancora più esperienza. Ci sono persone là fuori che hanno passato dei bei momenti leggendo ciò che hai scritto tu. Adesso prendi la penna, rendi felici altre persone con le tue storie, fai ridere altri bambini, fai divertire altri ragazzi.

Se mentre senti queste parole ti scende una mezza lacrima e hai solo voglia di fare progetti, allora direi che ho visto giusto.

E per favore: se vuoi essere, se già sei, se vuoi diventare uno scrittore: SCRIVI! Non importa se le tue parole rimarranno racchiuse nello scrigno di una cartella annidata di cui dimenticherai l’esistenza, non fa niente se scriverai soltanto per te stesso: arriverà il giorno in cui le tue radici vedranno la luce del sole, ma solo se continui ad annaffiarle di parole… e di lacrime, quando servirà.