La vera storia delle principesse Disney: BIANCANEVE


I film della Disney fanno sognare, e conservano tutti un meraviglioso lieto fine… Ma cosa sarebbe successo se la Disney avesse rispettato le fiabe originali? Che cosa si nasconde davvero dietro le fiabe? Le fiabe della tradizione popolare presentano più di una versione; di seguito leggete quella che conosciamo noi. Ecco la vera storia di Biancaneve. Sicuramente è meno romantica, anche se i personaggi fondamentali ci sono tutti. A proposito: scordatevi il bacio del vero amore, la fiaba dei fratelli Grimm è ben più prosaica…

BIANCANEVE – FRATELLI GRIMM
Una regina, mentre cuciva sul davanzale innevato, si punse un dito. Quando vide il rosso del sangue sul bianco della neve desiderò di poter avere una figlia con capelli neri come l’ebano, pelle bianca come neve e labbra rosse come il sangue.
La regina dette davvero alla luce una figlia come l’aveva sognata e la chiamò Biancaneve, ma non sopravvisse al parto. Il re si risposò, con una donna bellissima ma cattiva, che invidiava la bellezza di Biancaneve, soprattutto da quando lo specchio magico in suo possesso l’aveva dichiarata più bella di lei. Quando la principessa raggiunse i dodici anni, la matrigna costrinse uno dei suoi cacciatori a ucciderla nel bosco, chiedendo come prova dell’omicidio il suo cuore (in altre versioni, i polmoni o il fegato).
Risparmiata dal cacciatore (che portò alla regina il cuore di un cinghiale), venne accolta in casa da sette nani minatori in cambio di un aiuto con le faccende domestiche, ma la regina riuscì a trovarla grazie ad uno specchio magico. Ogni giorno i nani pregavano Biancaneve di non far entrare nessuno mentre era sola in casa, ma la matrigna riuscì a entrare per tre volte, fingendosi una venditrice: la prima volta la soffocò con un corsetto attillato, ma i nani riuscirono a svestirla in tempo; la seconda volta l’avvelenò con uno spillone per capelli, ma i nani la soccorsero tempestivamente; la terza volta le fece andare di traverso una mela, e i nani, pensando che fosse morta per davvero, la composero in una bara di vetro.
Trascorse molto tempo, e passò di fronte alla bara un principe che si innamorò perdutamente di Biancaneve, anche se era morta. I nani impietositi acconsentirono che la principessa venisse portata via ma un servitore inciampò mentre trasportava la bara. Così Biancaneve cadde e sputò la mela che aveva in gola, tornando in vita.
Al matrimonio tra lei e il principe fu invitata anche la matrigna, che fu però condannata a morte: venne costretta a ballare con delle scarpe arroventate finché non fosse morta.
In altre versioni, la matrigna venne imprigionata nelle segrete del castello, avendo come unico conforto le frequenti visite di Biancaneve, che l’aveva perdonata per la sua cattiveria.

grimilde regina cattiva matrigna di biancaneve
“E per darmi la prova sicura che tu l’hai davvero uccisa mi porterai il suo cuore, qua dentro!”

Interpretazione: la fiaba può essere letta come rappresentazione di un rito di passaggio. Biancaneve è la fanciulla che deve diventare donna; la matrigna è la donna adulta e matura che deve iniziare la fanciulla alla sua nuova vita; la morte di Biancaneve va interpretata come morte della bambina, mentre il suo risveglio, causato dall’amore di un uomo, indica la rinascita di Biancaneve come donna adulta pronta ad amare.
La mela che porta in sé la morte è anche simbolo del frutto della conoscenza; la matrigna lo offre a Biancaneve per offrirle la sua nuova vita di donna adulta, consapevole di se stessa.
Il bianco, il rosso e il nero, i tre colori di Biancaneve, sono i tre colori simbolici delle tre fasi della vita di una donna: l’infanzia, l’età adulta e l’età matura. La mela è rossa per indicare l’ingresso della giovane Biancaneve nella fase successiva della sua vita.

La verità dietro la fiaba: Talvolta le fiabe sono il frutto della saggezza popolare, tramandato oralmente di generazione in generazione a scopo educativo; talvolta le fiabe non sono altro che la trasposizione romanzata di fatti realmente accaduti, come potrebbe essere in questo caso. Esistono almeno due ragazze, morte in giovane età, entrambe orfane di madre e affidate a matrigne poco amorevoli, che potrebbero aver ispirato la fiaba di Biancaneve. La prima è Maria Sophia Margaretha Catherina von Erthal, nata nel 1725. Forse fu costretta a fuggire nei boschi per togliersi dall’influenza della matrigna, in una zona ricca di miniere in cui lavoravano persone di bassa statura e bambini (da qui i sette nani della fiaba). L’altra ragazza è invece Margaretha von Waldeck, nata nel 1533; fu avvelenata per impedire che il matrimonio a cui era destinato Filippo II di Spagna venisse mandato all’aria dalla loro relazione. Il padre di Margaretha gestiva diverse miniere, elemento ricorrente nella fiaba. Alla vicenda della ragazza si aggiunse forse la leggenda locale di uno stregone che avvelenava le mele per evitare che i bambini le rubassero (da qui, il tema della mela avvelenata).