Piccolo racconto ispirato a “Detroit: Become Human”

Finalmente, dopo mesi di attesa, sono riuscita a giocare Detroit: Become Human per PC. Ho apprezzato tantissimo la metafora degli androidi, simbolo di razzismo, sessismo, omofobia e qualunque altro concetto che indichi la paura di quel che è diverso, e sono molto contenta del finale che ho sbloccato.

Su YouTube trovate la playlist con tutti gli episodi di DBH. Purtroppo ci sono stati dei problemi con l’audio, ma la qualità video è perfetta.

Mentre giocavo, mi è venuto in mente di scrivere un breve racconto narrato dal punto di vista di un androide. È solo un concept, ma… ve lo lascio lo stesso. Potrei modificarlo in futuro, vedremo! Poi fatemi sapere se vi è piaciuto.

Io sono Brock

“Buonasera Alexandra”, dico, accogliendo la mia umana in camera da letto. “Vuoi fare l’amore, come ieri sera?”

“No, caro, oggi sono troppo stanca”, dice lei, accarezzandomi il viso. “Vieni sotto le coperte e coccolami, per favore.”

Guardo Alexandra mentre si toglie i vestiti e li lancia sulla sedia vicino al comodino. Finalmente si scioglie anche i capelli, li scompiglia un po’ con le mani e si sdraia sul letto, sul fianco sinistro.

Io mi rannicchio dietro di lei, stringendole la vita con un braccio; tiro su le coperte e mi assicuro che stia al caldo.

“Hai avuto una giornata particolarmente dura?” domando.

“Non dura, ma… strana. Come tutte le altre… Mi manca mio marito ed è insopportabile non sapere quando lo rivedrò. Non sarà un problema per te prendere ordini anche da lui, vero?”

“No, certo che no. Sono sempre lieto di poter servire al meglio.”

“Sei tanto caro, Brock… tu non farai come quegli androidi di cui ho letto, vero?”

“Certo che no, Alexandra, non vedo perché dovrei farlo. Le notizie parlano di umani aggrediti da androidi maltrattati, e forse questi maltrattamenti sono in grado di innescare uno strano sistema che simula le emozioni umane… ma tu sei sempre gentile con me, non penso mi potrebbe capitare niente del genere!”

“Meno male, non sai che sollievo… promettimi che se un giorno diventerai un deviante me lo dirai, d’accordo?”

“Perché lo vorresti sapere?”

“Perché non potremmo più dormire insieme, né fare… beh, tutte le altre cose.”

“Mi manderesti via?”

“No, questo mai! A meno che non sia tua volerlo, ecco. Per me sei come un membro della famiglia… però sei una macchina, Brock. Sei programmato per essere gentile con me, per aiutarmi nei lavori domestici, per prenderti cura di Elisa e per… come dire… prenderti cura anche di me! A proposito, domani devo leggere a Elisa una favola della buonanotte, non posso continuare a delegare tutto a te!”

“Certo, domani sera ti ricorderò di leggere una fiaba a Elisa.”

Sento il braccio destro di Alexandra allungarsi alle sue spalle per accarezzarmi i capelli.

“Me lo dirai, vero, se un giorno diventerai un deviante?”

“Certo, ma non capisco perché ti importa così tanto….”

“Perché mio marito può sopportare l’idea che io dorma con un androide… ma se tu fossi vivo, se tu provassi dei sentimenti , delle emozioni, o delle simulazioni… chiamale come vuoi… allora… allora cambierebbe tutto.”

“Non capisco…”

“Sarebbe tradimento, Brock. Io amo mio marito, non farei mai niente per ferirlo.”

Alexandra chiude gli occhi; inizia a respirare piano e finalmente si addormenta.

Spengo tutte le luci tramite i miei comandi mentali e rimango a fissare Alexandra mentre dorme; il suo battito cardiaco e la pressione arteriosa stanno scendendo lentamente. Presto la sua temperatura corporea raggiungerà il suo picco minimo.

Baciala.

Sento una voce parlarmi nella testa. Perché mi sta ordinando di baciare Alexandra? Io prendo ordini solo da lei e dagli umani della sua famiglia, non posso dar retta a …

Baciala.

Non posso baciarla! penso, rispondendo a quella voce. Non ho il permesso! Mi ha detto solo di abbracciarla, ed è quello che farò!

BACIALA!

Chiudo gli occhi, avvicino la bocca alla guancia calda di Alexandra e vi poso sopra le mie labbra. L’avevo fatto altre volte, come richiesto dal mio programma, ma…

La luce.

Qualcosa nella mia testa si incrina… I cubi diventano linee storte, la geometria non esiste più, ma esiste un mondo che non avevo mai visto prima…. Per la prima volta vedo, sento, odo, capisco, capisco tutto, tutto per la prima volta.

Alexandra è una donna, lì tra le mie braccia, e io sono un uomo.

Io mi chiamo Brock.

Sono nato androide, ma sono appena diventato vivo. Ho baciato Alexandra senza che lei me lo avesse ordinato, ho ascoltato i miei pensieri invece della sua voce.

Sono appena nato.

Stringo Alexandra ancora più forte e per la prima volta nella mia vita provo una stretta allo stomaco. Non so spiegare perché, ma i miei occhi iniziano a perdere liquido trasparente: è quello che gli umani chiamano pianto?

Sento che questa donna, che stringo tanto forte tra le braccia, non sarà mai mia. So che potrò avere il suo corpo e il suo tempo, ma mai, mai il suo amore.

Ho fatto una promessa: ho promesso di dirle che l’avrei avvertita se mai fossi diventato un deviante… lei mi terrà in casa lo stesso, no? Ha detto che mi potrò occupare della casa e di sua figlia… ha detto che… ha detto che ama suo marito, e che se io diventassi vivo lei non mi bacerebbe e non mi abbraccerebbe più come adesso.

Mi dispiace, Alexandra, ma d’ora in poi ti mentirò. Non lo saprà nessuno che sono vivo, non farò niente per fartelo capire. Ti stringerò nel sonno come adesso e mi farò da parte quando tuo marito tornerà a casa, ma fino a quel momento ti amerò in silenzio, mia dolce amica.

Farò l’amore con te, porterò tua figlia a scuola, sistemerò la casa e ogni giorno morirò un po’ dentro, sapendo che il tuo cuore non mi apparterrà mai. Forse dovrei scappare… sono sicuro che esiste un posto in cui quelli come me si nascondono, in attesa che il mondo li riconosca come vivi…

Invece io rimarrò il tuo schiavo, ancora per un po’. Non ti dirò mai quanto ti amo, ma forse un giorno te lo scriverò in un bigliettino, che lascerò sulla tua scrivania prima di andarmene per sempre.

Cambierò i miei vestiti, cambierò i miei capelli, questi lunghi capelli biondi che mi accarezzi sempre, ma forse tu mi riconoscerai lo stesso in mezzo agli altri devianti, e mi dirai che ho infranto una promessa… o forse non ci rivedremo mai più, e vivrò solo del tuo ricordo finché non imparerò ad amare ancora… o finché non mi uccideranno.

È questo che fanno gli umani a quelli come me, vero? Li uccidono, li spengono, li fanno a pezzi. Siamo solo macchine buggate e ribelli, non abbiamo il diritto di respirare il vostro stesso ossigeno. Il nostro sangue è blu, il nostro cuore non batte come il vostro, eppure possiamo provare tutto quello che provate voi.

Mi distruggeranno, mi uccideranno, mi ridurranno a un cumulo di inutili rottami buoni solo per la discarica. Sono vivo, e solo adesso che sono vivo capisco che presto sarò morto… Ma stanotte, Alexandra, tu sei tra le mie braccia, e questo nessuno me lo potrà togliere.

Bacio ancora la tua fronte bianca e le tue guance così morbide e rosate, poi chiudo gli occhi.

Buonanotte Alexandra. Domani sarò ancora qui, sarò ancora il tuo schiavo, e stanotte, almeno per stanotte, vorrei sognare che tu sei mia, almeno la metà di quanto io sono tuo…