Piccolo racconto ispirato a Ryoba Aishi – Yandere Simulator 1980 Mode

In questo periodo non ho molto tempo per scrivere qualcosa di creativo, ma un giorno ho iniziato a sentire la voglia di buttar giù qualcosa dal punto di vista di Ryoba Aishi, la protagonista di Yandere Simulator 1980 Mode… ed eccolo qui.

Se volete sentire la mia voce che interpreta (più o meno maldestramente) questo racconto, ecco il video su YouTube!

La prima rivale

Molte persone vivono l’amore come se fosse un vento stagionale: alla fine non è importante se arriva da nord, da sud, da ovest o da est, e non importa nemmeno se quel vento porterà con sé il profumo del mare o la neve delle montagne. Alle altre ragazze sta bene cambiare fidanzato ogni settimana, ma per me… per me è inaccettabile. Per me esiste un solo uomo, lui soltanto, e non m’interessa nessun’altro. 

Alla fine non mi sembra una richiesta eccessiva, giusto? Vorrei solo che l’uomo che amo ricambiasse i miei sentimenti… io purtroppo sono timida, talmente timida da non riuscire a parlare con lui, ma sicuramente con il tempo riuscirò a risolvere la cosa… sempre se qualcuna non si mette nel mezzo.

Negli ultimi giorni ho notato una ragazzina coi capelli castani tagliati a caschetto che sta sempre vicino al mio Senpai. Ma dico io, con tutti i ragazzi single che esistono in Giappone, lei deve proprio insidiare quell’unico ragazzo che interessa a me? Io non sopporto che qualcuno intralci i miei piani, è una cosa che mi fa… impazzire.

Calma Ryoba, calma… non devi perdere la pazienza per così poco… in fondo sarà molto facile risolvere questo problema… basterà trovare una soluzione definitiva per liberarsi di quella ragazza… basterà… Ucciderla.

Ho messo un bigliettino nell’armadietto della mia rivale. Le ho scritto che ci saremmo viste in bagno ma ho evitato di firmare il biglietto. Non voglio certo lasciare delle prove con la mia firma sopra!

Adesso me ne sto nascosta qui, ad aspettare che lei veda il biglietto… oh! Ecco! Lo sto leggendo! E si è messa a correre verso il bagno! Poverina, non sa cosa l’aspetta…

Salgo le scale piano piano, cercando di non farmi vedere; aspetto che lei entri in bagno e poi la seguo.

“Oh, Ryoba!” esclama lei appena mi vede. “Dunque l’hai scritto tu quel bigliettino! Cosa mi dovevi dire?”

La mia mano destra è fredda, ancora più fredda del coltello che tengo nella tasca della gonna, rubato al club di cucina. Sfioro la lama con un dito… è veramente appuntita. Se non faccio attenzione potrei tagliarmi.

“Oh, sai…” rispondo io, ridacchiando. “Volevo parlarti di quel ragazzo che ti piace…”

“M-ma… come fai tu a saperlo? Che imbarazzo, che imbarazzo!”

La mia rivale sta visibilmente arrossendo e alla fine si gira con la faccia verso il muro. Stringo le dita intorno al manico del mio coltello e inspiro forte. Credevo che mi sarei sentita agitata, nervosa… invece sto benissimo!

“Beh…” mi dice la rivale alla fine, dopo essersi calmata, “A parte questo… cosa mi dovevi dire?”

Mi lascio sfuggire una risatina e per un attimo il mondo si ferma. Lei non mi sta guardando…

Afferro stretto il coltello e faccio un passo in avanti.

Allungo il braccio sinistro e appoggio il palmo della mano sulla bocca calda della mia rivale. Lei rimane immobile, non sa come reagire, e allora io premo più forte.

Sento il suo respiro caldo uscire dal suo corpo, sento il calore contro le mie dita gelide.

Trattengo forte la testa la sua testa e la strattono all’indietro.

Posso ancora fermarmi.

Posso ancora fermarmi.

Posso ancora fermarmi…

Ma non voglio farlo.

Le sue dita si stringono intorno alle mie. Non capisce cosa sta succedendo, sta cercando di voltarsi e di reagire.

Ma io la tengo stretta.

Stringo più forte il pugnale, sento che le mie labbra si stanno increspando in un sorriso. Dirigo la punta affilata verso la gola di questa inutile creatura e d’improvviso le mie fredde mani si fanno calde… e rosse.

Il suo sangue sta schizzando ovunque, bollente e viscido come il fango sotto le suole in un giorno di pioggia.

Me lo sento sui capelli, sul viso, sulle braccia.. per un attimo mi pare di scorgere la vita abbandonare per sempre i suoi occhi. Il terrore sparisce a lascia il posto a un’ombra scura che la fa somigliare a un manichino.

Il corpo che fino a un secondo fa si dibatteva in preda al panico adesso si è adagiato tristemente tra le mie braccia… caspita, sembra d’improvviso diventato più pesante.

Lo lascio cadere a terra e mi guardo velocemente nello specchio.

Sono sporca, eppure rido. Ho l’uniforme macchiata di sangue che non riuscirò a lavare facilmente e il pavimento è un vero disastro, ma non m’importa. Laverò il pavimento, brucerò l’uniforme e il coltello…  e poi brucerò anche lei.

Oh, sì. Nessuno potrà mai trovarla così, e Senpai non avrà più notizie di questa stupida ragazza…

Prendo un sacchetto della spazzatura dal pacchetto che ho trovato nell’aula di economia domestica e inizio a infilarci dentro quest’inutile cadavere umano.

Prima di chiuderlo, do un ultimo sguardo alla faccia…

Oh, ha ancora gli occhi aperti.

Poso una mano su questa fronte sporca e ormai tiepida e chiudo per sempre le sue palpebre, che si porteranno via l’immagine di un candido muro piastrellato.

“Addio cara” dico io, con una risatina. “Ecco cosa succede a mettersi tra Ryoba Aishi e il suo Senpai.

Chiudo bene il sacchetto con il filo e lo afferro forte tra le braccia.

Guardo in basso, notando una sagoma a forma di persona circondata da una pozza di sangue. Dovrò stare attenta a dove metto i piedi o finirò per scivolare.

Una volta il leader del club dell’occulto mi ha detto che al terzo piano delle scuole, dentro il bagno delle ragazze, è possibile trovare il fantasma di una studentessa morta in modo violento, di nome Hanako San… e mi ricordo che quel giorno le ragazze del club fecero entrare i ragazzi di nascosto qui dentro per investigare!

Tu come ti chiamavi? Sumire, giusto? Beh, Sumire… chissà che un giorno quei pazzi del club dell’occulto non si mettano a indagare… pure su di te!