Dialoghi notturni tra gatti e umani

Anche se le temperature erano chiaramente scese, c’erano altre faccende a tenermi sveglia fuori orario. Presi a scrollare il telefono, come ogni articolo sul dormire bene raccomanda di non fare, e mi imbattei in un post intitolato “perché il tuo gatto dorme con te”.

Mentre leggevo una slide dopo l’altra, sentii qualcosa atterrarmi sul petto con la sua soverchiante mole da norvegese delle foreste.

“Norvy!” borbottai. “Che ci fai qui? Non dovresti essere con Dolly e i piccoli nell’altra stanza?”

“Nah, loro stanno guardando Il re leone 2 per la duecentesima volta. Preferisco stare qui a infastidirti.”

Norvy mi fissò con i suoi occhioni gialli e storse la testa su un lato.

“Anzi, forse non ce n’è bisogno… forse sei già infastidita per conto tuo… o sbaglio?”

“No, non sbagli”, risposi, stringendo le braccia intorno a lui.

“Qualcosa ti turba?”

“Niente, è solo che tu non esisti nemmeno, eppure io ti parlo proprio come se fossi qui… Sapevo che un giorno sarei impazzita del tutto, ma non credevo che la mia follia somigliasse a un gattone grigio!”

Norvy ridacchiò, cominciando a fare le fusa.

“Lo sai benissimo che non è così; quando disegni un personaggio e scrivi ben due libri su di lui, è impossibile negare che esista. Forse non potrai toccarmi con le mani e vedermi con gli occhi, ma puoi sempre sentirmi nel tuo cuore e nel tuo cervello.”

“A volte mi piacerebbe prendere un gatto… non immaginario, sai?” sussurrai.

“Ma i tuoi genitori non sono d’accordo, perché nessun gatto di pelo e ciuffi è speciale quanto me.”

“Su quello ti do ragione; i gatti di questo mondo non seguono volentieri le conversazioni sul cinema o le serie TV, come fate tu e Dolly.”

“Tra circa un mese compi gli anni, piccola umana”, disse Norvy, spalmandosi sul letto a fianco a me.

“Non ricordarmelo. Inizio a vedere dei piccoli segni sul viso che prima non credo di aver mai avuto, e quei capelli bianchi sulle tempie… beh, mi sembrano sempre più numerosi!”

“Menomale che noi gatti abbiamo il pelo, così non ci facciamo tutte queste sciocche paranoie! Tuttavia, permettimi di dire che è un po’ riduttivo riassumere i tuoi anni in qualche segno sul viso e una manciata di capelli bianchi. Dubito fortemente che queste due cose siano gli unici cambiamenti di cui vale la pena tenere conto.”

“Intendi dire che dovrei anche annotarmi tutte le cose belle che ho fatto finora, i traguardi raggiunti, le giornate memorabili? Anche quando mi sento una scrittrice mediocre, o una persona piena di difetti, o…?”

“Sei una scrittrice in divenire, Chiara. Non penserai mica, dopo tre libri, di non avere più niente da imparare? Chissenefrega se hai sbagliato qualcosa, farai meglio la prossima volta! E per i tuoi difetti… mica sei un gatto! Volevo dire, chi non ne ha? Lavoraci su, come fai con tutto il resto, e vedi cosa succede. Non sarai mai perfetta, ovviamente, ma forse imparerai a vivere un po’ meglio con te stessa.”

“E quando mi prende la malinconia? Quando me ne sto qui da sola e ripenso alle figuracce che ho fatto due anni fa, di cui magari nessuno si ricorda ma io sì?”

“Quelli saranno i momenti in cui tornerò a trovarti. Forse è vero che non sono davvero sul tuo letto, ma sono nei tuoi pensieri e da lì proverò ad aiutarti. Tu mi hai dato la vita, il minimo che possa fare è darti una mano.”

Norvy rimase accoccolato accanto a me ancora per qualche istante, poi si alzò, mi diede una leccatina sul viso e tornò in camera sua. Dicono che i gatti dormano con gli umani quando li considerano parte della famiglia… o magari perché vogliono stare più caldi e comodi, al sicuro tra le braccia di una creatura molto più grande di loro. 

Spensi la luce, sospirai e mi voltai su un fianco. Sentii Norvy fare le fusa nella mia testa.

“Dormi, piccola umana, dormi…” 

E io chiusi gli occhi, sapendo che Norvy aveva ragione su ogni cosa; in fondo è un gatto, e poi l’ho scritto io; forse è per questo che tutto sommato è perfetto…