Pensieri, negazioni, affermazioni

A volte è impressionante quanti pensieri filosofici colpiscano il cervello mentre si hanno le mani impegnate e non si ha modo di scrivere nulla. Un po’ come quando si vogliono ricordare i sogni notturni, ma questi decidono di sparire al risveglio come se non li avessimo mai concepiti.

Mi colse uno di quei momenti filosofici poco dopo aver finito di vedere una commedia su Netflix. I voti del pubblico e della critica mi parvero troppo alti rispetto all’impressione che mi aveva fatto, ma chi sono io per giudicare?

Norvy balzò sulle mie gambe nel momento in cui riuscii a incanalare i miei pensieri filosofici dentro una tastiera meccanica. L’aver appena finito di giocare i primi due titoli della saga di Max Payne stava dando un tocco vagamente metaforico ai miei ragionamenti illogici.

“Beh? Che stai scrivendo?” domandò lui, artigliando la mia canottiera slargata.

“Sto riflettendo su tutto quello che non sono”, risposi io.

“Ma senti un po’ che sciocchezze!” soffiò lui. “Pensa piuttosto a quello che sei!”

“Sai quelle donne bellissime che si vedono nei film, quelle che fanno sempre la cosa giusta?”

“Per tutti i cieli norreni!” esclamò Norvy, drammatico come un attore consumato. “Comincio a intuire le idiozie con cui vuoi appestarmi! Ma prego, dimmi tutto; meglio a me che a te!”

“A volte vorrei essere la donna forte e bellissima super indipendente e sicura di sé che guida il Kawasaki, sa riparare i motori guasti, viaggia da sola, gioca i videogiochi come una vera pro, capisce tutto di matematica e scienze e…”

“E non saresti tu, per l’occhio di Odino! Mi spieghi cos’è questa mania squisitamente umana di voler sembrare a tutti i costi un’altra cosa? Noi gatti non vorremmo mai essere qualcos’altro! Siamo perfetti sempre e comunque, non ci importa del parere altrui. Invece di dirmi cosa non sei, dimmi cosa sei!”

“Una che guida male… e non capisce niente di motori.”

“Sbagliato” disse Norvy, scuotendo la coda.

“Un’insicura che ha paura di viaggiare.”

“Riprova.”

“Una giocatrice imbranata e un po’ nabba.”

“Non ci siamo ancora.”

“Una persona che ha faticato per non prendersi il debito di matematica e…”

“CHIARA!” mi interruppe Norvy. “Questa è una lista di cose che non sei, ma solo girata al contrario! Io voglio sentirti dire che sei un’appassionata di letteratura, una disegnatrice, una scrittrice, una giocatrice di titoli… peculiari, ecco. Un’amante del rosa, un’amante dei gatti, una sognatrice, una vegetariana, una pazza, una rompiscatole! Parla per affermazioni, non per negazioni!”

Rimasi in silenzio per qualche istante, sorpresa di aver creato un gatto tanto intelligente con la sola forza di un po’ di inchiostro virtuale.

“A dire il vero, ho riflettuto anche su un’altra cosa…” ammisi. “Mi sono fatta un sacco di progetti nella mia vita, che quasi certamente non realizzerò mai… invece le cose più belle che mi sono accadute non erano nei piani e nemmeno sapevo potessero accadere! Questo non dovrebbe essere un invito a smetterla di rincorrere le mie chimere? Non dovrei vivere ogni giorno della mia vita come se dovessi morire entro l’anno, lasciando perdere ogni inutile velleità?”

Norvy socchiuse gli occhi, scrutandomi come un poliziotto di fronte a un potenziale assassino.

“Non so come rispondere a questo” disse alla fine. “Certo non sono il felino giusto per insegnarti come stare al mondo… tuttavia, purché questo non implichi la perdita completa della speranza che ti serve per creare il futuro che vuoi, suppongo si tratti di un’idea accettabile.”

Avrei voluto continuare la conversazione, ma Norvy balzò come un dardo scagliato da una valchiria e non ci fu versi di ritrovarlo.